L’ABRUZZO AL NATURALE
Abbiamo organizzato una degustazione nella nostra terra natia al fine di spiegare e valorizzare i vini Naturali. Un pubblico ristretto ma attento e con sete di conoscenza. L’approccio è stato informale e amichevole con 6 vini e 4 vitigni rappresentativi.
E’ stata un’occasione per avvicinare la gente in questo mondo e sfatare alcuni miti. Le persone presenti hanno apprezzato e sono rimaste stupite e con questo articolo vogliamo raccontarvi le note di degustazione e la storia dei vitigni autoctoni abruzzesi.
Buona lettura.
MONTONICO
Il Montonico è un vitigno a bacca bianca autoctono Abruzzese. Nato e diffuso nella provincia di Teramo e, particolarmante, nell’area del comune di Bisenti.
Nel 1700 era un vitigno coltivatissimo. L’usanza dell’epoca prevedeva la pigiatura in vigna e successivante il mosto veniva portato in cantina per la vinificazione. Ancora oggi è possibile trovare in alcune campagne, vecchie vasche in pietra utilizzate al tempo per la pressatura.
Agli inizi dell’800, la Fillossera, distrusse i vigneti, come in tutto il resto d’Europa e, successivamente, si preferì impiantare altri vitigni più produttivi. Fu così che il Montonico rischiò l’estinzione, fino a circa una ventina di anni fa, quando alcuni produttori lo riportarono in auge impiantando di nuovo il vitigno. Le uve da Montonico sono molto dolci e hanno una buona acidità e si prestano particolarmente anche per la spumantizzazione. I vini si esprimono su sentori di fiori e frutta a polpa bianca con note agrumate. Di medio corpo con un sorso fresco e tutto giocato sulla frutta.
TREBBIANO D’ABRUZZO
Il Trebbiano, o meglio, la famiglia dei trebbiani, hanno un’estensione di ettari vitati, in Italia, seconda solo al Catarratto. La sua storia è antichissima e si trovano le prime tracce scritte sul Naturalis Historia di Plinio il Vecchio che lo cita come uva Trebolanum, facendo riferimento ad un vitigno nell’area di Capua. In realtà si pensa sia stato conociuto già in epoca Etrusca ma è indubbio che fosse il vino dei legionari romani, grazie alla sua elevata resa.
Il Trebbiano, in generale è un vitigno spesso considerato minore perchè, a causa delle sue alte rese è spesso utilizzato dall’industria. In realtà coltivato con basse rese e per produzioni artigianali riesce a dare vini che sanno stupire per corpo e capacità di reggere il tempo. Si pensi ad esempio alle interpretazioni di Valentini.
Inoltre, non si dimentichi che i famosi Armagnac e Cognac sono prodotti a partire da Ugni Blanc che altro non è che il nome francese per Trebbiano.
In Abruzzo è diffuso in tutta la regione e i vini oresentano, in generale, un corredo di sentori non particolarmente ampi che vanno sul floreale e fruttato. Una carattistica è la nota ammandorlata che torna nel retrogusto.
PECORINO
Il Pecorino non ha una storia particolarmente antica e si pensa sia originario dell’area merdionale delle Marche intorno ai comuni di Arquata del Tronto e Offida. Da li con il tempo, si è diffuso in Abruzzo trovando territori adatti prima nella zona di Controguerra e poi più giù sia nell’entroterra che sulla costa.
La teoria più accreditata sul nome vuole che derivi dal fatto di essere il vino dei pastori (la Pecoreccia). Un’altra teoria, ma molto più improbabile, riconduce l’etimologia della parola alla forma del grappolo che ricorderebbe la testa di una pecora.
I vini da uve pecorino sono, in genere, di buon corpo e con una buona struttura. I profumi virano sui fiori gialli e la frutta matura e tropicale con un caratteristico sentore agrumato. Il gusto è fresco e sapido con l’agrumato che torna nel retronasale.
PERGOLONE
Vitigno autoctono Abruzzese presente nell’area tra i fiumi Alento e Sangro. Il Pergolone era diffusissimo nei primi anni del Novecento e ha sostenuto l’economia di un’intera area costiera. Dal Porto di Ortona partivano navi colme di vino a base Pergolone e approdavano in Francia, dove, grazie all’alevato contenuto zuccherino del vino stesso, esso veniva impiegato come taglio nei vini per la spumantizzazione. Successivamente la politica agricola dell’epoca favori il suo espianto a favore di altre colture e vitigni più produttivi. Ad oggi esistono solo 1,2 h censiti anche se molti contadini hanno piccoli appezzamenti e producono vino per il consumo familiare.
Il Pergolone, è insieme al Moscato di Terracina, l’unico vitigno ambivalente, le cui uve, cioè, possono essere utilizzate sia come uva da tavola che da vino. Ad oggi esistono limiti nelle vinificazioni che sono massimo 100qt/h per il Pergolone e massimo 40 qt/h per il Moscato di Terracina.
Il Pergolone ha in genere rese non elevate e dà vini fruttati. Grazie alla sua buccia spessa e resistente si presta molto bene per vinificazioni con macerazione.
Passiamo ora ai vini presenti in degustazione. E’ stata una serata bellissima con prodotti validi e di qualità che hanno saputo rappresentare al meglio, il connubio vitigno/territorio.
MOONTONIC 2018. Lammidia.
Bianco Macerato. Montonico 100% da vitigni posti sulle colline di Cellino Attanasio, a circa 230 m slm. Le uve, una volta in cantina, sono poste a fermentare a grappolo intero con una macerazione semi-carbonica per 7gg. Affinamento di 5 mesi in fusti di acciaio. Viene imbottigliato senza chiarifiche e/o filtrazioni e senza solforosa aggiunta. Al naso si presenta con sentori di mela, pera , buccia di lime e una leggera nota minerale. Il gusto è tutto giocato sul frutto. Ottimo connubio tra potenza e bevibilità con la mineralità che torna nel finale. Un buon vino, non propriamente in equilibrio ma perfetto per la tipologia e l’intento del produttore. Glou Glou wine.
QUARTO VUOTO 2019. Alchimia Cantina Urbana.
Bianco. Trebbiano d’Abruzzo 100%. I vigneti sono posti nel comune di Ripa Teatina su terreni argillosi su suoli argillosi. Fermentazione spontanea in bianco. Affina 5 mesi in vetroresina ed è imbottigliato senza chiarifiche e/o filtrazioni e senza solforosa aggiunta. Emana sentori di fiori di campo, frutta polpa bianca ed erbe aromatiche. Freschezza e sapidità per una super beva.
IL POSTINO 2018. Colle Florido.
Bianco. Trebbiano 100% . Fermentazione spontanea in tini troncoconici e successivo affinamento di circa 18 mesi in grandi botti di legno da 25hl. Sentori di fiori di biancospino, frutta polpa bianca ed erbette aromatiche. Un vino al contempo strutturato e agile. Colpisce per la sua freschezza, che ci comunica di un vino con un enorme potenziale di evoluzione.
Un bianco che ci restituisce tutto il varietale del Trebbiano. Proveniente da un vigneto che apparteneva al vecchio postino del paese (Pianella – PE).
MORMAJ 2019. Tocco d’Italy.
Bianco. Pecorino 100%. Fermentazione in vasche di acciaio senza controllo della temperatura. Affina in vasche di acciaio per 8 mesi e poi altri 6 mesi in bottiglia. Al naso si esprime con sentori di fiori di acacia, timo, pesca gialla e note agrumate tipiche del vitigno. Restituisce al palato quanto promesso al naso con un gusto tutto giocato sul frutto.
GAGLIERANO PECORINO 2017. Fattoria Gaglierano.
Bianco. Pecorino 100%. Le uve sono raccolte a mano in piccole cassette e una volta portate in cantina sono deraspate, pigiate e immediatamente pressate con torchio verticale. Il mosto viene lasciato decantare per 24 ore in un serbatoio d’acciaio e successivamente messo in grandi botti di legno dove fermenta spontaneamente e matura sulle prorie fecce per 12 mesi. Una volt travasato effettua un passaggio di tre mesi in acciaio e viene imbottigliato senza chiarifiche e/o filtrazioni. Affina in bottiglia ulteriori 6 mesi. Si dimostra intenso con sentori di fiori gialli, pesca, mango, erbe aromatiche e agrumi. In bocca è avvolgente e strutturato. Il sorso è pieno e ben equilibrato e i suoi 14,5% di alcool sono perfettamente integrati e poco invasivi. Un gran bel vino con grande potenziale di invecchiamento.
DYSNOMIA 2018. Pistis Sophia.
Bianco macerato. Pergolone. Fermentazione spontanea con 30 giorni di contatto con le bucce. Torchiatura in gabbia di rovere. Ha riposato in acciaio fino a Maggio 2019 senza travasi e, poi, un anno in bottiglia. Non chiarificato, non filtrato, senza solfiti aggiunti. Solforosa libera totale 9 mg/l. Al naso è floreale e fruttato con una lieve speziatura. Buona acidità e corpo con tannini appena percettibili.
David Seccia, di Pistis Sophia ha un suo stile unico e riconoscibile, attraverso cui interpreta questo vitigno e ci regala vini che sanno stupire e lasciano senza parole!