Nel 2014, David Seccia decide di recuperare i terreni del nonno, a Ortona, in Abruzzo.
8 ettari con viti, ulivo e seminativo. Il vigneto di 2, 5 ettari comprendeva viti dai 40 agli 80 anni.
Siamo in una zona in cui molte famiglie posseggono vigneti e conferiscono le uve alle varie cantine sociali.
David non ci sta. Vuole produrre vini suoi secondo i suoi canoni.
E che canoni. Qui siamo oltre la biodinamica per arrivare a quel tipo di agricoltura definita simbiotica In vigna si lavora con caolite, bentonite e infusi, come l’equiseto, l’artemisia e l’ortica.
Si utlizzano batteri e tricordemi per malattie come la peronospera e l’oidio seguendo il principo “fungo mangia fungo”.
Si lavora, inoltre, con l’inerbimento per aiutare le viti nei periodi di siccità e si seguono i calendari lunari. Un approccio che tira in ballo scienza e tradizione. David, sin da subito, si ripropone di recuperare un vecchio vitigno, il Pergolone, molto diffuso in passato e poi abbandonato negli anni ’80 a favore di altri vitigni.
Oltre a questo, coltiva anche Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese. In cantina non c’è spazio per la chimica. I suoi strumenti sono una deraspatrice, un torchio e botti di acciaio, terracotta e legno.
David ama i vini macerati e tra i suoi “gioielli” troviamo molti “orange” a base di trebbiano e Pergolone.
Vini unici e mistici, come il nome scelto per la Cantina: Pistis Sophia.
Il termine deriva da un vangelo gnostico e David lo ha scelto perchè rappresenta fede e saggezza.
Come dice lui, solo quando ci credi fino in fondo, hai la capacità di realizzarlo!
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M19 2020 Pistis Sophia
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